L’ironia e la saggezza di Tiziana Colombo
Sono molto felice di poterti condividere l’intervista a Tiziana Colombo, perché esprime da sempre in modo trasversale che di fronte alle diversità siamo tutti uguali.
Non importa quale sia l’intolleranza o l’allergia dobbiamo tutti affrontare il processo di accettazione personale e sociale.
Le ho scritto e Tiziana ha prontamente risposto.
Partiamo dal presupposto che essere intolleranti o allergici non corrisponde a privazione. Se potesse un libro avere una Cit. questa sarebbe quella che condividerei con Tiziana Colombo.
Quanto è stato ed è difficile far capire questo concetto?
Molto. Io stessa all’inizio, appena ebbi la diagnosi di intolleranza al nichel prima e al glutine e al lattosio poi, pensai che avrei dovuto privarmi di determinati alimenti e che non avrei potuto più mangiare pietanze appetitose e gustose.
Niente di più sbagliato. Le intolleranze alimentari sono solo il frutto di una diagnosi e sta a noi, attraverso l’aiuto di professionisti e consultando fonti affidabili, costruirci una nuova normalità alimentare. Bisogna sperimentare in cucina con ingredienti di cui magari non conoscevamo neanche l’esistenza per vivere in salute e senza rinunciare a nulla.
La cosa che non sopporti quando sei fuori a cena?
Non sopporto quando mi trattano come se la mie intolleranze alimentari fossero un capriccio. L’intolleranza alimentare è un patologia che può causare seri disturbi e come tale va trattata.

La cosa più importante che hai insegnato ai tuoi nipoti rispetto al cibo?
Che il cibo è amore! Perché non c’è momento più bello di quando preparo una cena per mio marito e la mia famiglia, condivido con loro ciò che ho creato e desidero con tutto il cuore che piaccia e siano felici.
Sì, perché non si cucina mai un piatto per sé stessi, ma per poterlo condividere con gli altri, per riuscire a donare a chi ti stima un po’ del tuo amore.
Quanto l’ironia e la leggerezza pensi siano un buono strumento per parlare di intolleranza e allergie?
Penso che siano fondamentali. Le intolleranze alimentari non sono una condanna, anzi sono un’opportunità per rinascere più forti di prima, con più consapevolezza di sé stessi e di come funziona il nostro corpo.
Com’è cambiato socialmente l’essere intollerante in questi anni?
C’è molta più sensibilità verso il tema. Anni fa, quando io ho avuto la prima diagnosi, essere intollerante veniva percepito come un capriccio, una bizzarria o uno sfizio per attirare l’attenzione.
Poi negli anni successivi sembrava una moda, al ristorante erano tutti intolleranti a un qualche ingrediente, anche chi in realtà non aveva nessun disturbo.
Oggi invece c’è un tentativo di parlare di intolleranze in modo più serio e approfondito, con un approccio anche scientifico. Ed è quello di cui ha bisogno chi soffre di intolleranze alimentari, una fetta sempre crescente della popolazione, anche in Italia.
Lavorando direttamente con le aziende qual è la cosa più difficile?
Penso che sia convertire una parte della produzione tradizionale verso la creazioni di prodotti che rispettino le intolleranze alimentari. Conciliare le dinamiche produttive con le nuove esigenze di una fascia di mercato e riorganizzare tutta la filiera non è per nulla semplice. Per fortuna ci sono tante imprese coraggiose che ogni giorno sperimentano nuove ricette e nuovi ingredienti.
Quanto è importante mangiare già con gli occhi?
Non è importante, è fondamentale. Chi mangerebbe qualcosa che all’apparenza non sembri gustoso? Con gli occhi diamo solo avvio al piacere che poi proveremo al palato gustando il piatto.
La città nel Mondo in cui è stato più semplice essere intollerante?
Più che una città direi il Giappone nella sua interezza. L’ho visitato lo scorso anno e ne ammiro moltissimo la tradizione culinaria che è agli antipodi rispetto alla nostra e racchiude ancora oggi abitudini antichissime e inconfondibili e contemporanee allo stesso tempo.
Esiste un cibo per cui prendersi un aereo per poterlo rimangiare?
La pokè bowl delle Hawaii! É un piatto tipico della tradizione Hawaiana a base di riso bianco, pesce crudo – tonno o salmone – marinato, alghe, avocado e verdure. Molto gustoso!
Mi racconti l’emozione di scrivere un libro?
Emozione e responsabilità insieme, devo dire, e le sento anche ora che di libri ormai ne ho scritti tre.
Grazie al blog nonnapaperina.it e all’Associazione Il Mondo delle Intolleranze sono diventata un punto di riferimento per molte persone e mettere nero su bianco la mia storia, i miei consigli e anche il frutto delle mie sperimentazioni, le mie ricette, è un riconoscimento importante che mi stimola a cercare di essere sempre all’altezza delle aspettative.
Aiutare gli altri per te è?
Una spinta a fare sempre qualcosa di più e di migliore. Con L’Associazione Il Mondo delle Intolleranze stiamo provando, di anno in anno, a proporre attività e percorsi che siano sempre di maggior supporto a chi soffre di intolleranze e speriamo di continuare così!

Se vuoi sapere qualcosa di più di Tiziana Colombo non ti resta che seguirla, quello che posso dire è che lei e il suo team sono estremamente gentili e disponibili.
Nonna Paperina è spontanea e di cuore, grazie per aver trovato il tempo per questa intervista.